UNA PROBLEMATICA DELICATA NELL’INVECCHIAMENTO

La perdita dell’udito e la demenza possono spesso verificarsi insieme quando invecchiamo e hanno un impatto reciproco. Sappiamo che sono collegati in diversi modi, ma non sappiamo ancora esattamente come. Molte ricerche mediche sono in corso.

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Rischi da conoscere e da evitare

La perdita dell’udito in alcuni casi può considerarsi come fattore di rischio per la demenza. Ci sono prove scientifiche per dimostrare che: una lieve perdita dell’udito raddoppia il rischio di sviluppare la demenza; una perdita dell’udito moderata porta a tre volte il rischio; una grave perdita dell’udito aumenta il rischio cinque volte. È possibile adottare misure per ridurre o evitare questo gravoso problema? Un articolo pubblicato sulla rivista medica “The Lancet” nel 2017, indica che la perdita dell’udito è uno fra i fattori che possono portare alla demenza, ma nello stesso tempo è da considerarsi come un fattore la cui incidenza può essere modificata per ridurre il rischio, provvedendo al recupero della perdita uditiva con le attuali tecnologie.

Prendiamoci cura della nostra salute

Sempre “The Lancet” indica che un caso su tre di demenza potrebbe essere prevenuto se più persone si prendessero cura della propria salute nel corso della vita. Altri fattori di rischio chiave per la demenza, oltre all’ipoacusia, sono l’isolamento sociale, il fumo e la depressione. Comunque resta il fatto che in base a più studi scientifici è stato provato che la perdita dell’udito non affrontata nella mezza età risulta essere il più alto fattore di rischio “potenzialmente modificabile” per lo sviluppo della demenza. Questo è estremamente importante: ciò dimostra che affrontare e rimediare alla perdita dell’udito può ridurre questo rischio.

Se la diagnosi è errata

La perdita dell’udito a volte può essere erroneamente diagnosticata come demenza. Le persone con ipoacusia possono avere difficoltà a comunicare con gli altri, incluso trovare le parole per quello che vogliono dire. Potrebbero avere problemi a elaborare ciò che hanno sentito, in particolare se ci sono distrazioni, rumori di fondo o se gli interlocutori parlano troppo velocemente. Secondo alcuni ricercatori, la difficoltà nell’acquisizione e comprensione delle informazioni può essere uno dei primi segni di deterioramento cognitivo ma può essere anche una conseguenza dell’impatto della perdita dell’udito. Una diagnosi precisa e approfondita è necessaria.

Un aiuto per avere le risposte giuste

Per indagare più da vicino i collegamenti tra perdita di udito e demenza e aiutare a trovare le risposte di cui così tante persone hanno bisogno, sono in corso tre importanti progetti di ricerca da parte dell’Alzheimer’s Research UK, finanziate dal RNID uk, ente no profit che si occupa di problemi di
udito. La prima ricerca è seguita dal Dott. Piers Dawes (Professore Auditory Science Affiliations, Division of Human Communication, Development & Hearing, University of Manchester), il quale sta portando avanti uno studio per capire se la perdita dell’udito provoca demenza, direttamente o indirettamente (ad esempio, la perdita dell’udito può portare all’isolamento sociale, che a sua volta provoca un aumento del rischio di demenza).

Nuovi test per diagnosticare la perdita di udito

Altra ricerca quella del Dott. Chris Hardy dell’University College di Londra, il quale sta lavorando allo sviluppo di nuovi test per diagnosticare la perdita dell’udito nelle persone affette da demenza. Spera anche di rilevare i cambiamenti nell’udito che possono guidare i cambiamenti nel cervello portando al declino cognitivo.

Perdita di udito e Alzheimer

Infine, il Dott. Brian Allman (University of Western Ontario, Canada) sta portando avanti uno studio per capire se l’infiammazione nel cervello potrebbe essere il collegamento tra la perdita dell’udito e la demenza. In particolare si sta focalizzando sull’infiammazione nel cervello causata dall’esposizione a forti rumori, per capire se questa accelera il normale declino delle capacità cognitive che si verifica con l’età, con riferimento specifico al morbo di Alzheimer. Questa è una delle prime indagini sui processi biologici che collegano la perdita dell’udito, il declino cognitivo legato all’età, l’infiammazione cerebrale e il morbo di Alzheimer. In definitiva, questa conoscenza potrebbe portare a trattamenti in grado di ridurre il rischio di demenza associata alla perdita dell’udito, che cambierebbe la vita a milioni di persone.

Il mondo scientifico in fermento

Come si evince da queste ricerche sopra riportate, c’è molto fermento negli ambienti scientifici intorno ai gravi danni neurologici che la perdita di udito potrebbe contribuire a peggiorare se non addirittura a esserne causa diretta. In questo contesto Fonema Italia ha sviluppato un Test innovativo che aiuta a misurare la comprensione uditiva, mettendo in relazione il “sentire” con il “capire”, non a caso questo particolare esame dell’udito si chiama Test Udito&Mente. Alla luce delle nuove scoperte e ricerche scientifiche, Fonema Italia fa la sua parte e promuove una campagna di prevenzione cui si può accedere da questo sito.

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